Denti bianchi, anzi bianchissimi!

Denti bianchi, anzi bianchissimi!

Nella vita di tutti i giorni sfoggiare un sorriso splendente di certo dà una marcia in più. Ed in effetti le richieste in merito sono in aumento. Vale la pena allora fare un po’ di chiarezza.

Il colore dei denti

I denti hanno un colore che essenzialmente è legato a quello della dentina, il tessuto mineralizzato che si trova al di sotto dello smalto. In base alle sole caratteristiche naturali della dentina un elemento può avere un colore che varia dal bianco fino al grigio-bruno.

Fattori che influenzano il naturale colore dei denti

Esistono sostanze pigmentanti estrinseche ed intrinseche. Le prime sono tutte quelle che agiscono sull’esterno del dente: caffè, tè, vino rosso, liquirizia, fumo sono solo alcune di queste. Le pigmentazioni intrinseche sono quelle che interessano il dente nella sua parte interna: possono essere collegate all’assunzione di determinati farmaci durante la formazione del dente, a malattie genetiche, ma anche ad eventi che abbiano interessato il nervo dentale (traumi, devitalizzazioni, ecc.). Anche il trascorrere del tempo conduce a variazioni cromatiche del dente: lo smalto si assottiglia e lascia trasparire di più la dentina che nel frattempo sclerotizzandosi diviene più scura.

Premesse al trattamento sbiancante

Un esame preliminare va sempre effettuato. Non si può procedere se i denti sono cariati, ipersensibili, incrinati. I denti trattati con protesi fisse e ricostruzioni non cambieranno colore e ciò va chiaramente considerato. Il risultato dello sbiancamento varia in base alle macchie da affrontare. In genere i denti ingialliti rispondono meglio di quelli ingrigiti.

Metodiche di trattamento

Pulizia dei denti o detartrasi: non serve a sbiancare i denti (contrariamente a quanto molti pensano), serve a rimuovere il tartaro e creare le condizioni migliori per lo sbiancamento.

Air flow o getto di bicarbonato: il manipolo impiegato spruzza una polvere di bicarbonato appositamente formulata sugli elementi. Essa è in grado di rimuovere tutte le pigmentazioni esterne.

Sbiancamento dentale: esistono tre tipi di sbiancamento: quello in studio, quello domiciliare e…quello “che cammina”. Nel primo il materiale viene impiegato dal professionista alla poltrona per ottenere denti bianchi subito. Nel secondo vengono date al paziente apposite mascherine che andranno applicate a casa secondo quanto prescritto dal medico.

Tra i primi due tendenzialmente io consiglio di più lo sbiancamento domiciliare che, rispetto a quello alla poltrona, è caratterizzato da minore sensibilità post-trattamento e risultati migliori.

Il terzo, la walking bleach technique o sbiancamento “che cammina” serve nei casi di singoli elementi divenuti discromici a seguito di lesione pulpare e consiste nel lasciare il materiale sbiancante direttamente all’interno del dente in modo da non interferire con le attività quotidiane del paziente.

Domande frequenti sullo sbiancamento

Lo sbiancamento indebolisce i denti? No, assolutamente no. La sensibilità al freddo post-trattamento è un effetto collaterale transitorio.

Quanto si sbiancano i denti? Il viraggio del colore a parità di sistematica può variare da paziente a paziente. Non si può quindi indicare un risultato sicuro. In genere si guadagnano 5-7 tonalità di colore.

Quanto dura lo sbiancamento? Se si intende quanto tempo ne durano i risultati diciamo che essi possono mantenersi stabili da uno fino anche a cinque anni. Se invece si intende quanto dura la applicazione diciamo che quella in-office dura 30 minuti, quella domiciliare mediamente alcune ore al giorno per una settimana. Naturalmente le sedute possono essere ripetute in base alle esigenze di ogni paziente.

 

A corollario di questo articolo ricordo poi a chi volesse denti bianchi come le star americane, che la gran parte di quei sorrisi sono trattati con faccette e corone protesiche…

Cosa è un impianto dentale?

Un impianto è un dispositivo medico integrato nell’osso che serve da supporto per una protesi.

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Cosa significa “implantologia osteointegrata”?

La moderna implantologia prevede che l’impianto si solidarizzi con l’osso senza l’interposizione di altri tessuti. L’osteointegrazione è il fenomeno attraverso il quale le cellule dell’osso colonizzano la superficie implantare permettendone un ancoraggio tale da supportare le riabilitazioni protesiche del caso.

Come è fatto un impianto dentale?

Per lo più si tratta di una vite cava alias “fixture” realizzata in titanio puro, o più di rado in altri materiali bioinerti, che trova alloggiamento nell’osso dopo adeguate procedure chirurgiche. Nella cavità della fixture viene poi avvitata una componente secondaria che sosterrà la protesi del caso.

Mettere un impianto dentale fa male?

Mai. Durante l’intervento di implantologia non si sente dolore. Si percepiscono solo un po’ di vibrazioni. Al risveglio dall’anestesia è naturalmente possibile accusare un indolenzimento che comunque può facilmente essere dominato seguendo la terapia prescritta dal medico.

Cosa è il rigetto di un impianto?

Ogni impianto è realizzato per legge con materiali assolutamente biocompatibili. Non è possibile quindi che il sistema immunitario riconosca tale materiale come estraneo rigettandolo, come invece succede nei casi di trapianto d’organo, per intenderci. Ciò che molti definiscono rigetto e che può manifestarsi con dolore, sanguinamento e gonfiore della gengiva attorno ad un impianto che si muove fino al punto da dover essere infine rimosso è piuttosto una infezione all’interfaccia tra osso e fixture. Tale evenienza può avvenire precocemente o a molti anni di distanza dal posizionamento. Affidarsi a mani qualificate pone al riparo dalla prima evenienza, effettuare controlli regolari e attuare adeguate manovre di igiene dentale pone al riparo dalla seconda.

Quanto costa un impianto dentale?

I prezzi di un intervento d’implantologia variano in base al piano di trattamento. Nel caso più semplice di sostituzione di un singolo dente il prezzo di un impianto con corona parte da 1200,00 euro. Se poi bisogna ricorrere a terapie più complesse indubbiamente i costi salgono. Bisogna anche considerare che i costi sono funzione dei materiali impiegati: nel mio studio impiego impianti Straumann il cui uso è convalidato da decenni di studi clinici e naturalmente i costi di questa sicurezza sono ben diversi da quelli della concorrenza cinese utilizzata da qualche collega che disinvoltamente si definisce implantologo.

Quanto dura un impianto dentale?

Gli studi in letteratura riportano che a dieci anni la sopravvivenza di un impianto oscilla mediamente attorno al 95% ma nella pratica gli impianti hanno durate ben più lunghe.

Fumo e impianti dentali

E’ risaputo che il fumo fa male. E lo fa anche nell’ambito dell’implantologia. Sia nel periodo di guarigione che durante quello di funzionalizzazione dell’impianto fumare riduce il tasso di successo dell’intervento. In generale diciamo che sarebbe auspicabile consumare al massimo 5-6 sigarette al giorno.

 

Differenza tra protesi mobile e fissa

Spesso nel dialogare con un paziente può succedere di dare per scontata la conoscenza da parte sua della differenza tra i vari tipi di protesi o “denti finti”. Innanzi tutto allora vediamo cosa è una protesi dentaria.

Le protesi dentali sono dispositivi medici su misura che servono al corretto ripristino dal punto di vista funzionale ed estetico dei denti persi o molto indeboliti.

In generale noi odontoiatri distinguiamo le protesi dentali mobili o rimovibili dalle protesi dentali fisse.

Protesi dentale mobile 

La protesi rimovibile serve alla sostituzione dei soli denti mancanti e consiste in un manufatto che poggia sulle gengive.

Le protesi mobili possono essere distinte in parziali e totali. Entrambe sono accomunate dal fatto che sono di facile rimozione da parte del paziente per permettergli di espletare le manovre di igiene orale.

La protesi parziale serve a rimpiazzare uno o più denti e si stabilizza attraverso ganci ed appoggi sui denti residui. E’ realizzata in resina e denti prefabbricati e può essere rinforzata da una struttura in acciaio definita scheletrato.

La protesi totale è la classica dentiera e serve nei casi in cui mancano tutti i denti. Anch’essa è realizzata in resina e denti prefabbricati ma si mantiene grazie all’intimo contatto con le gengive mediato dall’interposizione della saliva: ciò permette un effetto simile a quello di due lastre di vetro che, bagnate, si attaccano tra loro.

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La stabilità della dentiera decresce col passare del tempo: l’osso sottostante alle gengive è in costante rimodellamento e tende a riassorbirsi. In tali casi si creano spazi tra il manufatto e le mucose che minano l’effetto suzione. Per colmare questi vuoti è opportuno, con cadenza annuale, effettuare una ribasatura, procedura con cui essi vengono colmati con apposita resina.

Protesi dentale fissa

Le protesi fisse possono essere distinte in protesi su denti e protesi su impianti. Denti e/o impianti fungono in tal caso da pilastri su cui la protesi viene collocata dal dentista in modo che non possa staccarsi. Se la protesi interessa un singolo dente viene detta corona o capsula. Se comprende in un’unica struttura più denti attaccati tra loro si definisce ponte. Il numero dei pilastri che sorreggono un ponte può essere uguale o inferiore ai denti compresi dalla riabilitazione. In quest’ultimo caso i denti riabilitati dal ponte non sorretti da un proprio pilastro sfiorano la gengiva e si mantengono grazie al fatto di essere parte integrante dell’intero ponte.

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Perché rimettere i denti mancanti?

La mancanza di uno o più denti è un problema assai frequente. Ciò che spesso accade è che se vengono a mancare i denti anteriori si cerca immediatamente di correre ai ripari. Se invece mancano quelli posteriori spesso si procrastina la loro protesizzazione perché “tanto non si vedono”.

Certo l’immagine è importante ma lo è anche la salute: ciò che molti ignorano è che i denti sono tra loro in equilibrio. Un dente perso non comporta solo un danno estetico, ma anche un problema funzionale che se non affrontato per tempo può recare ulteriori danni.

Lo spazio che si viene a creare dopo la rimozione di un dente viene “sentito” dagli altri elementi che si spostano per trovare un nuovo equilibrio. Gli spostamenti possono condurre alla comparsa di spazi tra i denti residui o alla loro inclinazione nonché all’estrusione degli antagonisti.

Gli spazi tra i denti facilitano l’accumulo di cibo e conseguentemente l’insorgenza di carie interdentali e problemi gengivali. L’inclinazione dei denti, particolarmente frequente a carico dei molari, conduce ad ulteriori problemi gengivali in quanto tale spostamento ostacola le manovre di igiene e fa scaricare le forze della masticazione in maniera lesiva sulla radice. Nella ortopantomografia seguente ad esempio sono evidenti l’inclinazione dei molari inferiori, la mancanza di spazio per protesizzare i denti persi (un premolare ed un molare per lato) ed una profonda tasca (freccia).

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L’estrusione dei denti antagonisti a quello rimosso esita nell’occupazione dello spazio lasciato da quest’ultimo e nella conseguente progressiva impossibilità di rimetterlo.

Inoltre, dopo l’estrazione di un dente, l’osso che ne circondava la radice si riassorbe e ciò conduce a difficoltà via via sempre maggiori nel poter collocare in seguito un impianto dentale al suo posto. Si determinano altresì scoperture della radice degli elementi attigui foriere, queste ultime, di ipersensibilità e maggiore rischio di carie al colletto. Nell’immagine successiva è visibile l’estrusione dei denti con conseguente carenza di spazio per poter ripristinare gli antagonisti e la perdita di osso all’emiarcata inferiore dx, particolarmente evidente se raffrontata a quella sx.

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La perdita di un maggior numero di elementi può poi condurre a masticare da un solo lato con sovraccarico delle articolazioni e dei denti residui. Nel primo caso compariranno dolori e rumori articolari, nel secondo si rischia di avere denti che dondolano e denti che si allargano sempre più.

In ultima analisi rinunciare via via ad una dentatura funzionalmente valida significa rinunciare ad una componente determinante per avere una soddisfacente qualità di vita mentre rimpiazzare i denti persi significa aver cura di sé evitando un deterioramento della propria salute e interventi progressivamente sempre più complessi.

E ciò vale per i giovani come per gli anziani. Infatti grazie alle svariate tecniche a nostra disposizione, dalla capsula fissa su impianto alla protesi mobile tradizionale, per ogni paziente esiste la soluzione giusta.


Gli studi

NAPOLI: Nato nel 2000, grazie al consenso sempre maggiore col quale i nostri pazienti ci onorano, è stato di recente ampliato in modo tale da garantire l’erogazione delle cure in un ambiente che sia quanto più confortevole possibile.

MADDALONI: Nato nel 2013, situato in centro, è attrezzato con apparecchiature all’avanguardia, facilmente accessibile anche a portatori di handicap e si pone l’obiettivo di essere punto di riferimento per l’erogazione di terapie dall’alto standard qualitativo.


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