Implantologia dentale osteointegrata

Implantologia, carico immediato o differito?

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Implantologia a carico immediato o differito?

I denti su uno o più impianti possono essere posizionati secondo protocolli diversi: si parla di implantologia a carico differito quando i denti vengono fissati sugli impianti dopo averne atteso l’osteointegrazione e di implantologia a carico immediato quando i denti vengono fissati entro pochi giorni dal posizionamento degli impianti.

In relazione al tipo di impianto impiegato, il carico differito può richiedere di attendere da uno fino a quattro mesi prima di finalizzare il caso con la protesi.

Il carico immediato in genere è preferibile sia invece compiuto entro 72 ore dall’intervento d’implantologia e può interessare singoli denti o intere arcate dentarie.

Negli interventi più complessi è possibile abbinare il carico immediato alla progettazione computerizzata dell’intervento implantare per mezzo della così detta implantologia computer guidata. Con questa tecnologia l’odontotecnico può realizzare una protesi provvisoria e metterla a disposizione del clinico al momento stesso dell’inserimento delle fixtures.

Bisogna poi effettuare una distinzione tra carico immediato funzionale e non: il carico s’intende non funzionale se la protesi posizionata sull’impianto non contatta con i denti antagonisti dell’arcata opposta, mentre il carico è funzionale quando la protesi contatta gli antagonisti potendo quindi essere utilizzata per masticare. Maggiore sarà il numero di impianti collocati, più facile sarà poterli funzionalizzare immediatamente con una protesi dentale. Anche la localizzazione degli impianti influisce sulla possibilità di funzionalizzarli  il prima possibile: più difficile il caso dei singoli denti masticanti, più facile quello dei frontali che, in una dentatura integra, non sono soggetti a sollecitazioni pesanti.

In ogni caso il presupposto per effettuare interventi di carico immediato con successo è che l’impianto abbia una elevata stabilità primaria ovvero sia stato avvitato con notevole attrito nell’osso.

La stabilità secondaria è invece quella che l’impianto consegue al termine del processo di osteointegrazione, quando cioè le cellule ossee lo hanno rivestito ancorandolo definitivamente al proprio tessuto.

Nell’intervallo temporale tra fase primaria e secondaria, la stabilità dell’impianto decresce, perciò nei casi di carico immediato e funzionale è bene comunque seguire particolari attenzioni dal punto di vista alimentare attenendosi alle indicazioni del medico per evitare sollecitazioni eccessive in questa delicata fase di transizione. Infatti se in tale ambito l’impianto dovesse essere sovraccaricato ne verrebbe ostacolata l’osteointegrazione finale.

Infine bisogna sottolineare che il carico immediato non sempre è possibile, vi sono casi in cui il carico dilazionato è obbligato come ad esempio quelli in cui la qualità dell’osso non è sufficiente a garantire elevata stabilità primaria.

Cosa è un impianto dentale?

Un impianto è un dispositivo medico integrato nell’osso che serve da supporto per una protesi.

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Cosa significa “implantologia osteointegrata”?

La moderna implantologia prevede che l’impianto si solidarizzi con l’osso senza l’interposizione di altri tessuti. L’osteointegrazione è il fenomeno attraverso il quale le cellule dell’osso colonizzano la superficie implantare permettendone un ancoraggio tale da supportare le riabilitazioni protesiche del caso.

Come è fatto un impianto dentale?

Per lo più si tratta di una vite cava alias “fixture” realizzata in titanio puro, o più di rado in altri materiali bioinerti, che trova alloggiamento nell’osso dopo adeguate procedure chirurgiche. Nella cavità della fixture viene poi avvitata una componente secondaria che sosterrà la protesi del caso.

Mettere un impianto dentale fa male?

Mai. Durante l’intervento di implantologia non si sente dolore. Si percepiscono solo un po’ di vibrazioni. Al risveglio dall’anestesia è naturalmente possibile accusare un indolenzimento che comunque può facilmente essere dominato seguendo la terapia prescritta dal medico.

Cosa è il rigetto di un impianto?

Ogni impianto è realizzato per legge con materiali assolutamente biocompatibili. Non è possibile quindi che il sistema immunitario riconosca tale materiale come estraneo rigettandolo, come invece succede nei casi di trapianto d’organo, per intenderci. Ciò che molti definiscono rigetto e che può manifestarsi con dolore, sanguinamento e gonfiore della gengiva attorno ad un impianto che si muove fino al punto da dover essere infine rimosso è piuttosto una infezione all’interfaccia tra osso e fixture. Tale evenienza può avvenire precocemente o a molti anni di distanza dal posizionamento. Affidarsi a mani qualificate pone al riparo dalla prima evenienza, effettuare controlli regolari e attuare adeguate manovre di igiene dentale pone al riparo dalla seconda.

Quanto costa un impianto dentale?

I prezzi di un intervento d’implantologia variano in base al piano di trattamento. Nel caso più semplice di sostituzione di un singolo dente il prezzo di un impianto con corona parte da 1200,00 euro. Se poi bisogna ricorrere a terapie più complesse indubbiamente i costi salgono. Bisogna anche considerare che i costi sono funzione dei materiali impiegati: nel mio studio impiego impianti Straumann il cui uso è convalidato da decenni di studi clinici e naturalmente i costi di questa sicurezza sono ben diversi da quelli della concorrenza cinese utilizzata da qualche collega che disinvoltamente si definisce implantologo.

Quanto dura un impianto dentale?

Gli studi in letteratura riportano che a dieci anni la sopravvivenza di un impianto oscilla mediamente attorno al 95% ma nella pratica gli impianti hanno durate ben più lunghe.

Fumo e impianti dentali

E’ risaputo che il fumo fa male. E lo fa anche nell’ambito dell’implantologia. Sia nel periodo di guarigione che durante quello di funzionalizzazione dell’impianto fumare riduce il tasso di successo dell’intervento. In generale diciamo che sarebbe auspicabile consumare al massimo 5-6 sigarette al giorno.

 

Perché rimettere i denti mancanti?

La mancanza di uno o più denti è un problema assai frequente. Ciò che spesso accade è che se vengono a mancare i denti anteriori si cerca immediatamente di correre ai ripari. Se invece mancano quelli posteriori spesso si procrastina la loro protesizzazione perché “tanto non si vedono”.

Certo l’immagine è importante ma lo è anche la salute: ciò che molti ignorano è che i denti sono tra loro in equilibrio. Un dente perso non comporta solo un danno estetico, ma anche un problema funzionale che se non affrontato per tempo può recare ulteriori danni.

Lo spazio che si viene a creare dopo la rimozione di un dente viene “sentito” dagli altri elementi che si spostano per trovare un nuovo equilibrio. Gli spostamenti possono condurre alla comparsa di spazi tra i denti residui o alla loro inclinazione nonché all’estrusione degli antagonisti.

Gli spazi tra i denti facilitano l’accumulo di cibo e conseguentemente l’insorgenza di carie interdentali e problemi gengivali. L’inclinazione dei denti, particolarmente frequente a carico dei molari, conduce ad ulteriori problemi gengivali in quanto tale spostamento ostacola le manovre di igiene e fa scaricare le forze della masticazione in maniera lesiva sulla radice. Nella ortopantomografia seguente ad esempio sono evidenti l’inclinazione dei molari inferiori, la mancanza di spazio per protesizzare i denti persi (un premolare ed un molare per lato) ed una profonda tasca (freccia).

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L’estrusione dei denti antagonisti a quello rimosso esita nell’occupazione dello spazio lasciato da quest’ultimo e nella conseguente progressiva impossibilità di rimetterlo.

Inoltre, dopo l’estrazione di un dente, l’osso che ne circondava la radice si riassorbe e ciò conduce a difficoltà via via sempre maggiori nel poter collocare in seguito un impianto dentale al suo posto. Si determinano altresì scoperture della radice degli elementi attigui foriere, queste ultime, di ipersensibilità e maggiore rischio di carie al colletto. Nell’immagine successiva è visibile l’estrusione dei denti con conseguente carenza di spazio per poter ripristinare gli antagonisti e la perdita di osso all’emiarcata inferiore dx, particolarmente evidente se raffrontata a quella sx.

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La perdita di un maggior numero di elementi può poi condurre a masticare da un solo lato con sovraccarico delle articolazioni e dei denti residui. Nel primo caso compariranno dolori e rumori articolari, nel secondo si rischia di avere denti che dondolano e denti che si allargano sempre più.

In ultima analisi rinunciare via via ad una dentatura funzionalmente valida significa rinunciare ad una componente determinante per avere una soddisfacente qualità di vita mentre rimpiazzare i denti persi significa aver cura di sé evitando un deterioramento della propria salute e interventi progressivamente sempre più complessi.

E ciò vale per i giovani come per gli anziani. Infatti grazie alle svariate tecniche a nostra disposizione, dalla capsula fissa su impianto alla protesi mobile tradizionale, per ogni paziente esiste la soluzione giusta.


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